venerdì, novembre 17, 2006

COME INTENDO LA PITTURA

SECONDA PUNTATA
Effettivamente non capivo bene cosa succedeva in me ogni volta che mi trovavo a guardare dentro il colore e ogni volta era una esperienza nuova.
Le immagini che vedevo nel colore erano immagini che avevo dentro la mente e che ogni volta assumevano una caratteristica ed una forza ben precisa.
Provate in gruppo a guardare un'ombra sul muro, su un oggetto ecc. e chiedete a ciascun componente del gruppo cosa rappresenta quell'ombra. Ognuno dirà una cosa diversa. Perchè?
Quando la figura non è ben definita e la mente non riesce a farsi un'immagine certa e catalogabile, la mente comincia a ricercare dentro se stessa, nella parte incoscia, cosa può rappresentare e attribuisce all'immagine un proprio significato che tiene conto delle esperienze personali e delle problematiche psicologiche specifiche insite in ognuno di noi vale a dire va a ricercare l'immagine nei sentimenti più intimi dell'individuo.
Ecco questa a mio modo di vedere è la vera arte, quella più sincera, non contraffatta da fini speculativi, da condizionamenti esterni o da stereotipi!
La continua ricerca di se stessi fa di un pittore un poeta dell'arte figurativa e ogni volta il pittore si ritrova dentro il quadro e credetemi è una sensazione meravigliosa che va al di là del risultato finale.
continua.........................
Volevo dipingere un giorno,
Avevo i colori, i pennelli, la tela
ma la mente ferma e le mani immobili.
Poi d'improvviso
un bagliore, uno squarcio, un colore
e tra monti e acque stagnanti vidi Dio.
Vincent

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giovedì, novembre 09, 2006

COME INTENDO LA PITTURA

Prima puntata:
Ho cominciato a dipingere nel 1983. Non ha mai seguito alcuna scuola di pittura nè ho mai studiato alcuna tecnica pittorica.
Ma avevo un desiderio grandissimo di dipingere. E così ho cominciato.
Ritenevo che disegno e pittura fossero la stessa cosa e siccome non ero mai stato bravo nel disegno ritenevo che dovevo imparare prima a disegnare e così nei primi tentativi, anche dietro il suggerimento di qualche esperto, mi tracciavo prima con il carboncino sulla tela l'immagine e poi la riempivo di colore. Ma guardando il risultato finale, le immagini restavano per me cose piatte e prive di vita. Un giorno, continuando in questo esercizio, per delle pennellata date malamente mi accorsi che queste imperfezioni (?) davano forma ad un'immagine che viveva nascosta nella mia mente e bastava tirarla fuori dal colore per creare un'immagine viva che, non più limitata dai contorni del carboncino, esprimeva via via i sentimenti più veri e sinceri del mio animo. Non era più la mano che dipingeva ma una forza misteriosa che era dentro la mia mente.

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POESIA E PITTURA

Ho fatto tanti anni fa una mostra di pittura e poesia.
Avevo presentato una ventina di quadri ed avevo esposto tra i quadri delle poesie. I visitatori mi hanno testimoniato che leggere una poesia era lo stesso che guardare un quadro e viceversa guardare un quadro era lo stesso che leggere una poesia.
Perchè questo dal momento che un quadro è un'espressione visiva mentre la poesia è un'espressione della parola?
Tale coerente fusione si avrà solo quando sia l'immagine che le parole provengono dal più profondo dell'animo e nell'espressione si trascinano dietro tutto il bagaglio di sentimenti, emozioni, pensieri, convinzioni... ecc. (vale a dire tutto ciò che è conservato della nostra vita vissuta nella parte incoscia della psiche) allora tutte le espressioni poetiche, benchè diverse, diventano all'unisono una sola espressione "la poesia".

martedì, novembre 07, 2006

Iraq 2006


LA STRAGE DI NASSERIYA
12/11/2003

Adesso che con la morte di Saddam si è concluso un ciclo ed il paese si trova sull'orlo del baratro, sento il dovere di pubblicare in versi il sentimento che ha suscitato l'intervento in Iraq, la tragedia vissuta dalle famiglie italiane e dalla popolazione irachena che ha subito e subisce inerme gli eventi.
Iraq 2006

La guerra è finita!

La guerra è finita!

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Il dittatore a morte!

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…………………

La folla esasperata da decenni di tirannia

Distruggeva i simboli del padre padrone

Inneggiando all’amico invasore.

Gli stati alleati, vinta la guerra,

si spartivano la ricostruzione

d’un paese ricco di risorse

ma privato di ogni organizzazione.

Poveri uomini, donne e bambini

oppressi da anni sotto il tiranno,

decimati poi dalla filosofia

del mondo occidentale,

per una democrazia che di tutto sa

meno che di libertà.

Insorti, ribelli, terroristi, resistenti,

giovani, vecchi e bambini,

ovunque siete non avete scampo!

Destinati a morire in una guerra incivile a tutto campo

Sotto il fuoco amico o lo scoppio d’un ordigno.

Come trovate la forza di andare avanti,

se ogni giorno tra le macerie fumanti

lasciate gambe, braccia, padri, madri e figli.

Ché la moralità di chi comanda,

con palese inganno e propaganda,

oscura morti e volti

di questi popoli senza voce.

Ora si faccia il governo

Democraticamente eletto

Da vinti e vincitori

Non tenendo conto dei kamikaze

Che tra la folla spargono morte e terrore.

E che dire anche della polizia locale,

istruita pria dal tiranno e poi dagli alleati vincitori

a sparare a vista senza alcun loro danno

imponendo la legge del taglione.

Poveri uomini, donne e bambini

birilli d’un gioco oscuro,

volti offesi e lacrime pungenti

travolti dalla tirannia e dalla democratizzazione.

Si, anch’io ho pianto

per i nostri uomini,

martiri inconsapevoli d’un tragico inganno,

per il popolo iracheno

prima affamato e soffocato,

poi liberato, mortificato ed ingannato

senza pace, senza onore,

senza tregua e senza amore.

Vorrei stringerli tutti in un grande abbraccio

e, se fossi Dio,

trascinarli in un giardino fiorito

Pieno d’acque limpide e senza petrolio

Dove nelle immense distese verdi

Morti, zoppi, orfani e vivi pieni di dolore,

professando liberamente la propria religione

potrebbero vivere senza timore

dell’auto bomba o del fuoco amico,

amando la propria e l’altrui vita

al di sopra di ogni immaginazione.

Vincent

sabato, novembre 04, 2006

IL PECCATO

Mi sono chiesto tante volte "cos'è il peccato?"
Ancora oggi non so dare una risposta certa o una definizione in termini assoluti.
Dove e da chi si nasce influenza certamente la propria morale ed è il comportarsi in maniera difforme a tale morale che genera nell'animo il concetto di peccato.
Ma allora l'ambiente, le persone che ti hanno fatto crescere, le persone che frequenti determinano il concetto di peccato.
Se, senza la mia volontà, io sono nato in Sicilia anzichè negli Stati Uniti o in Nuova Zelanda o in Alaska le mie convinzioni saranno diverse da una persona nata in quei luoghi, a partire dalla religione, dalla libertà di espressione e dei comportamenti, dai genitori che mi hanno fatto crescere, dalle convinzioni morali che mi sono state trapiantate e che determinano il concetto di peccato.
Se così fosse avremmo un concetto di peccato per ogni uomo che vive sulla terra con terribili conseguenze sul genere umano.
Pertanto si è ritenuto opportuno regolamentare con le religioni il concetto di peccato dando delle regole alle quali il genere umano si deve necessariamente attenere per evitare il caos.
La giustizia degli uomini conseguentemente si è uniformata alle leggi religiose determinando dei limiti dai quali l'uomo non deve tassativamente uscire.
Quindi se mi attengo alle leggi della religione non faccio peccato, se mi attengo alle leggi degli uomini non faccio reato.
Ma che differenza c'è tra peccato e reato? Sono la stessa cosa concettualmente? Posso dire di non commettere peccato se non commetto reato?
Sicuramente no! Il concetto di peccato sfugge al concetto di giustizia umana. Esso è radicato nel profondo dell'animo di ogni uomo e benchè regolamentato dalle religioni, mantiene il suo carattere individuale e personale e pertanto non è definibile in termini assoluti.
Riporto dei versi che la mia mente ha prodotto nella rivisitazione travagliata di tali concetti:
Verso la santità
Aspro è il sentimento,
dopo il pentimento.
La mente riflette,
il cuore tace.

I sensi non capiscono
di cosa devono pentirsi
se sono stati costruiti,
appositamente costruiti,
senza inganno e loro colpa,
ai fini destinati,
dal giusto erotico equilibrio,
d’un lenzuolo stropicciato
alla fioca luce di un lumino
per un Dio venerato.

Oh Signore
Aiutaci a stare
tra preti pedofili e sante puttane.

Le luci sono raggi convergenti
dietro i vetri appannati
d’una finestra chiusa
alle due di notte

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mercoledì, novembre 01, 2006

La neve si scioglie

Certo non è facile pubblicare il primo post!

Potere ascoltare nascosto tra la folla senza interferire a voce alta e magari commentare o criticare a bassa voce è molto comodo e facile. Esprimere invece le proprie idee, mostrando il proprio carattere e la propria maniera di vedere i fatti, ad un pubblico enorme che può dissentire, attaccare, concordare è molto difficile.

Ma ci voglio provare!!

Ho desiderio di confronto e di libertà nel rispetto della libertà degli altri.

Ecco la neve si comincia a sciogliere (non per l'effetto serra) e mi auguro che formi un fiume che porti al mare un'acqua sempre limpida e cristallina dove tutti potranno trovare refrigerio senza alcun pericolo.